
Qualche suggestione
Stefano Salvago
Piuttosto che parlare di me, preferirei che poteste vedere il mare.
L’ho riprodotto nella fotografia su tutte le pagine, per guardarlo insieme.
Il mare scorre, come tutte le cose, ma non ha un verso, non ha una direzione, è sospinto dal vento, attratto dalla luna. Forma maree, desideroso della argentea forza del cielo, ma si lascia scaldare dai raggi del sole per divenire accogliente.
E' capace di procedere con forza devastante e, pazientemente, scolpisce le rocce su cui si va a frangere.
Omero nell’Iliade canta: “E l'Oceàn che a tutti e fiumi e mari e fonti e laghi è genitor”; tutto discende dall’oceano e le acque, con il loro sgorgare dalla sacca placentale, originano il nostro nascere.
In questi marosi è a noi dato il destino di vergare la mappa ed orientarci verso la meta.

“Come il viandante domina e riconosce nella sua unità la via percorsa, con tutte le sue deviazioni e le sue curve, soltanto quando giunge ad un’altitudine dominante, così anche riconosciamo soltanto alla fine di un periodo della nostra vita […] la vera connessione delle nostre azioni e delle nostre opere e il loro valore”.

La piaga, la cicatrice diviene il segno di una vita trascorsa e ricca di eventi che hanno segnato il viso e l’animo dell’individuo deformandone l’apparenza, e incidendo nella materia viva una traccia profonda quasi tale da non renderlo riconoscibile. Tali segni sono stati inflitti dalla sofferenza nel profondo, spesso invisibile, ma che ha segnato indelebilmente le cose e le persone.