
Così scriveva Arthur Shopenhauer nell’ottocento.
Sono parole che non mostrano segni di vecchiaia, sono parole semplici che colpiscono da diversi punti di vista: paragonano l’uomo ad un viandante, gli chiedono di salire su un’altura e di guardre indietro, solo di lì, nella quiete e nell’immobilità, riesce a scorgere il tracciato, il senso del cammino intrapreso.
Siamo abituati a camminare in mezzo a pianure, boschi, strade asfaltate, a guadare ruscelli impetuosi e ad attraversare agevoli ponti, camminiamo in mezzo a basse case rurali o a grattacieli svettanti in cielo, ma il nostro sguardo è quasi sempre rivolto al suolo con l’attenzione a non cadere e nello sforzo dell’incedere. Perdiamo, però la percezione del cammino intrapreso e perdiamo anche la visione del cammino da intraprendere, del sentiero da scegliere, troppo presi dalla spinta del pro-cedere incessantemente, oggi come in passato. In tal senso mi ha profondamente colpito l’intervento di Roberto Benigni sui Dieci Comandamenti quando, con una bellissima immagine, ha raccontato che nella vita quotidiana siamo sempre intenti a correre e l’anima arranca, è rimasta indietro, è quindi necessario fermarsi e <<santificare le feste>>,per ritrovare il tempo per conciliarci con noi stessi.
La consulenza filosofica, in particolare nella lettura esistenziale, rappresenta proprio questa esigenza, la necessità di fermarsi e scrutare il cammino intrapreso per capire dove “si è” e scrutare l’orizzonte davanti a sé per procedere, ma il procedere richiede una direzione, l’individuazione di un luogo, dove andare o dove fermarsi a riposare: quello che è necessario è trovare il senso dell’azione da scegliere, il senso dell’essere.
Siamo infatti dei viandanti, talvolta devianti, come qualcuno ci definisce, diventiamo diversi, ci perdiamo, ma in questo cammino, magari affaticati e accaldati da una impervia salita, incontriamo un uomo, un esploratore, seduto su una grande liscia pietra, all’ombra di alti alberi. L’uomo ci invita a fermarci, a scrutare con lui intorno, usando il suo cannocchiale e leggendo le sue mappe, ad ricomporre le deviazioni accidentali e gli accidenti del percorso. Alleggeriti dal bagaglio, individuata la traccia del cammino intrapreso, possiamo costruire il percorso da intraprendere, scorgerne la direzione e l’unità, aiutati dagli strumenti che un altro uomo ci consegna, un altro uomo esperto di viaggi, esperto di pensiero, un uomo che ama la sapienza, la conoscenza.
La vita è un viaggio che intraprendiamo senza averlo scelto, come un treno in corsa nel quale ci troviamo improvvisamente gettati e dal quale è difficile scendere, ci necessita trovare una mappa, un orario ferroviario, delle indicazioni che ci aiutino a capire cosa e come fare per procedere (ammesso che vogliamo procedere): in questa situazione il filosofo ha il viso amico del capostazione di una sperduta stazione di campagna che ci può indicare le coincidenze per arrivare là dove pensiamo di andare. Può fare anche di più, può aiutarci a divenire consapevoli dell’identità e delle componenti che la costituiscono, rischiararci, mostrandoci i dettagli della nostra vita e costruendo i concetti che ci hanno guidato, mettendoci in grado di intraprendere un nuovo percorso o di fermarci. La decisione finale, però risiede in noi stessi, l’orario dei treni ci mostra una serie di possibilità che hanno un senso solamente se si vuole arrivare alla stazione dove conducono, ma non sono in grado di indicare se quella sia la nostra meta, la scelta ultima della destinazione ricade su noi stessi. Il Consulente filosofico, in questa prospettiva, è proprio quell’esploratore che incontriamo e che ci invita a prender posto al suo fianco, che si mette a nostra disposizione, accogliendoci con lo scopo di conversare con noi, di dialogare e di sostenere e facilitare l’azione di ricomposizione di noi stessi e di razionalizzazione delle nostre scelte, rendendole concetto, svelandone implicazioni, valori, contraddizioni (in filosofia si direbbero ontologia, etica e logica).
Sfruttare questa potenzialità del pensiero filosofico, integrando l’azione terapeutica del medico e dello psicoterapeuta con quella di elaborazione concettuale fatta insieme al consulente filosofico, è la scelta che noi perseguiamo sostenendo la pratica filosofica. Il filosofo può prendersi cura dell’ospite ed intraprendere con lui un cammino di riflessione e di strutturazione concettuale che, muovendosi a livello logico razionale costruisce gli strumenti che consento di affrontare la vita ed il confronto con la realtà con chiarezza e con una capacità di analisi prima inconcepibile. Nel corso delle conversazioni e dei momenti di riflessione comune si possono dischiudere delle nuove visioni e ridefinire rapporti con il mondo che permettono di riprendere quel cammino, al quale facevamo metaforicamente allusione, con visione limpida e soprattutto con la consapevolezza che le risposte si possono e si devono trovare in se stessi.
“Come il viandante domina e riconosce nella sua unità la via percorsa, con tutte le sue deviazioni e le sue curve, soltanto quando giunge ad un’altitudine dominante, così anche riconosciamo soltanto alla fine di un periodo della nostra vita […] la vera connessione delle nostre azioni e delle nostre opere e il loro valore”.
A. Shopenhauer

A.Schopenhauer di J.Lunteschütz(1822–1893)